L’uomo svelato. Studio e restauro di una mummia egizia di 4500 anni
La mummia proviene dalla necropoli nord di Gebelein (Alto Egitto) esplorata nel 1920 dalla Missione Archeologica Italiana a cui partecipò anche Giovanni Marro (Limone Piemonte 1875 – Torino 1952), medico e antropologo, fondatore del MAET.
La mummia, in posizione rannicchiata, con gli arti e il corpo completamente bendati e alcuni particolari del volto dipinti sulle bende, è tra le più antiche della collezione e rappresenta una rarità per lo stato di conservazione dei tessuti. La provenienza e la datazione conferiscono a questo reperto un ruolo chiave per definire la ritualità funeraria nelle province più meridionali dell’Egitto,
durante la IV Dinastia.
Il reperto, mai studiato né esposto al pubblico prima, viene svelato in questa mostra che rappresenta un’occasione unica per seguirne il percorso affascinante di conoscenza grazie anche agli approfondimenti diagnostici finalizzati a rivelare le parti non visibili del corpo bendato. La mummia, infatti, era già stata sottoposta alla datazione al Carbonio-14 (per definirne in termini assoluti l’età archeologica) e, in occasione del restauro, è stata realizzata una Tomografia Computerizzata (TC) di ultima generazione con acquisizione spirale multislice presso Centro Medico J medical di Torino. L’esame radiologico ha permesso la ricostruzione con immagini tridimensionali
ad altissima definizione delle strutture anatomiche e l’identificazione biologica (determinazione del sesso e dell’età biologica alla morte).
Non in ultimo, trattandosi di un corpo umano, l’intervento di restauro del Laboratorio di Manufatti Tessili del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” ha rivolto una particolare attenzione alle questioni etiche legate alla movimentazione, alla conservazione e ai criteri espositivi dei resti umani. Il protocollo di intervento adottato per il recupero conservativo della mummia riflette il pensiero collettivo che si trova alla base del gruppo di lavoro: restauratori, egittologi, antropologi, medici e diagnosti hanno lavorato in sinergia sviluppando un approccio critico alla mummia egizia intesa in un sistema più ampio di relazioni e di valori. Il restauro della mummia
assume quindi il valore di un intervento responsabile per preservare il degrado dei materiali organici e insieme rispettoso del significato etico e della dignità del corpo mummificato.